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Le opere d'arte di Gaetano Siniscalchi
Cieli azzurri che spaziano nell'anima
L'artista ha affrescato il soffitto di S. Eustachio a Salerno, la nuova chiesa affidata al parroco don Alfonso Santamaria, riproponendo quei cieli che tanto gli sono cari
di Carmelo Currò
E dove guardare se non verso il cielo, quando le immagini che ci circondano diventano sempre più fosche e aggressive? Verso il cielo su cui sfrecciano finalmente le rondini, su cui viaggiano gli aerei per rotte lontane: che per santi e pittori apre uno squarcio sulla celeste dimora di Dio?
Quanti cieli sono stati rappresentati dagli artisti per fissare le estasi dei santi, le incoronazioni della Vergine, la Maestà divina: quanti azzurri e quante nuvole, per ospitare icori degli angeli festosi, al di sopra di una terra percorsa da inquietudini.
E' chiaro, dunque, che anche un pittore dei nostri giorni non poteva essere attratto dal tema; anche Gaetano Siniscalchi ha realizzato la sua sequenza di cieli, all'interno della chiesa di S. Eustachio, a Pastena di Salerno. Un'architettura contemporanea in cui i materiali riescono a non essere freddi, comprende l'armonica serie di cieli, "ritratti" in ogni sfumatura. Così come è giusto: per circondare di una immagine eterea la casa terrena di Dio, racchiuso nel grande Mistero eucaristico.
Se, invisibili, gli angeli adorano l'Ostia, qui pure vanno e vengono uomini con i propri affanni, persone stanche di combattere, donne alle prese con la monotona quotidianità, giovani che temono per le proprie speranze. Sono loro che qui formano un coro interno al trionfo divino; e non hanno aureole né portano in mano cetre e viole né lanciano fasci di luce sfolgoranti. Gesù crocifisso ed eucaristico attende qui, come in tutte le chiese, di essere visitato e ricevuto da una folla che dentro queste mura cerca un piccolo pezzo di cielo.
Fra i banchi sono, allora, questi componenti del popolo di Dio che ogni giorno si trasformano in consanguinei di Cristo, riaprendo una porta chiusa dal peccato originale. In alto, c'è la proiezione dei cuori: finalmente il cielo.
Fra i banchi sono, allora, questi componenti del popolo di Dio che ogni giorno si trasformano in consanguinei di Cristo, riaprendo una porta chiusa dal peccato originale.
In alto, c'è la proiezione dei cuori: finalmente il cielo. E non è un cielo che richiama momenti e giorni tragici, come potrebbe trasparire a volte da quegli affascinanti cieli della pittura impressionista.
E non è un cielo dal colore accecante.
Siniscalchi ha dato nei lunghi tratti della sua pittura, ogni tono e luminosità all'azzurro; ha riportato ogni sfumatura delle nuvole leggere.
Colori e nuvole dei giorni sereni, dei giorni di festa; ricordi emersi da momenti infantili, da lontani pomeriggi di giugno ancora profumati dai gigli delle prime comunioni, dalle immagini dei rosei tramonti con nubi trasfiguranti di bellezza in bellezza.
Qui non ci sono nuvole di tempesta, poiché l'artista ha atteso che terminasse la pioggia, e ha cercato solo quelle nubi di vapore che tenuamente esala il più dolce respiro della terra.
È un evento artistico riuscito, questo cielo che sta fra le mura; e che non è, in definitiva, se non un'altra espressione di azzurri, quelli che spaziano nell'anima.
(Agire, 9 settembre 2000)
Cieli azzurri che spaziano nell'anima
L'artista ha affrescato il soffitto di S. Eustachio a Salerno, la nuova chiesa affidata al parroco don Alfonso Santamaria, riproponendo quei cieli che tanto gli sono cari
di Carmelo Currò
E dove guardare se non verso il cielo, quando le immagini che ci circondano diventano sempre più fosche e aggressive? Verso il cielo su cui sfrecciano finalmente le rondini, su cui viaggiano gli aerei per rotte lontane: che per santi e pittori apre uno squarcio sulla celeste dimora di Dio?
Quanti cieli sono stati rappresentati dagli artisti per fissare le estasi dei santi, le incoronazioni della Vergine, la Maestà divina: quanti azzurri e quante nuvole, per ospitare icori degli angeli festosi, al di sopra di una terra percorsa da inquietudini.
E' chiaro, dunque, che anche un pittore dei nostri giorni non poteva essere attratto dal tema; anche Gaetano Siniscalchi ha realizzato la sua sequenza di cieli, all'interno della chiesa di S. Eustachio, a Pastena di Salerno. Un'architettura contemporanea in cui i materiali riescono a non essere freddi, comprende l'armonica serie di cieli, "ritratti" in ogni sfumatura. Così come è giusto: per circondare di una immagine eterea la casa terrena di Dio, racchiuso nel grande Mistero eucaristico.
Se, invisibili, gli angeli adorano l'Ostia, qui pure vanno e vengono uomini con i propri affanni, persone stanche di combattere, donne alle prese con la monotona quotidianità, giovani che temono per le proprie speranze. Sono loro che qui formano un coro interno al trionfo divino; e non hanno aureole né portano in mano cetre e viole né lanciano fasci di luce sfolgoranti. Gesù crocifisso ed eucaristico attende qui, come in tutte le chiese, di essere visitato e ricevuto da una folla che dentro queste mura cerca un piccolo pezzo di cielo.
Fra i banchi sono, allora, questi componenti del popolo di Dio che ogni giorno si trasformano in consanguinei di Cristo, riaprendo una porta chiusa dal peccato originale. In alto, c'è la proiezione dei cuori: finalmente il cielo.
Fra i banchi sono, allora, questi componenti del popolo di Dio che ogni giorno si trasformano in consanguinei di Cristo, riaprendo una porta chiusa dal peccato originale.
In alto, c'è la proiezione dei cuori: finalmente il cielo. E non è un cielo che richiama momenti e giorni tragici, come potrebbe trasparire a volte da quegli affascinanti cieli della pittura impressionista.
E non è un cielo dal colore accecante.
Siniscalchi ha dato nei lunghi tratti della sua pittura, ogni tono e luminosità all'azzurro; ha riportato ogni sfumatura delle nuvole leggere.
Colori e nuvole dei giorni sereni, dei giorni di festa; ricordi emersi da momenti infantili, da lontani pomeriggi di giugno ancora profumati dai gigli delle prime comunioni, dalle immagini dei rosei tramonti con nubi trasfiguranti di bellezza in bellezza.
Qui non ci sono nuvole di tempesta, poiché l'artista ha atteso che terminasse la pioggia, e ha cercato solo quelle nubi di vapore che tenuamente esala il più dolce respiro della terra.
È un evento artistico riuscito, questo cielo che sta fra le mura; e che non è, in definitiva, se non un'altra espressione di azzurri, quelli che spaziano nell'anima.
(Agire, 9 settembre 2000)